Reddito di Cittadinanza e integrazione pubblica alla retribuzione.

Leonardo Impegno

Leonardo Impegno

Il Reddito di Cittadinanza è stato utile per tamponare la crescente povertà registrata nel Paese, e
soprattutto nel Mezzogiorno, in questi ultimi anni di crisi. Lo strumento non va eliminato, quindi,
ma va migliorato, partendo dalle criticità emerse dai lavori della Commissione Saraceno.
Innanzitutto, va legato di più al reinserimento lavorativo grazie al rafforzamento dei servizi per l’impiego e il collocamento. Poi bisogna risolvere il problema dell’ingiustificata penalizzazione delle famiglie numerose e con minori, emersa nell’applicazione della normativa. Bisogna, inoltre, favorire la cumulabilità (entro certi limiti) tra sussidi e lavoro, per evitare che chi prende un sussidio non cerchi lavoro per paura di perdere il sostegno pubblico. Sarebbe anche giusto ridurre il periodo minimo di residenza in Italia per accedere al Reddito di Cittadinanza, oggi fissato in 10 anni.

Al Reddito di Cittadinanza, infine, andrebbe affiancato un altro meccanismo: l’integrazione
pubblica alla retribuzione (in-work benefit) in favore dei lavoratori e delle lavoratrici a basso
reddito, anche per permettere l’emersione del lavoro nero e incentivare al lavoro.

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