Il lavoro è il fondamento della vita di ciascuno di noi, come riconosciuto dalla Costituzione. Negli
ultimi mesi sono stati fatti dei passi avanti sia con la riforma degli ammortizzatori sociali, sia
sull’incentivazione dell’occupazione di qualità: il tasso di occupazione nel mese di giugno 2022 ha
raggiunto il massimo storico del 60,1%, trainato soprattutto dai contratti a tempo indeterminato.
Purtroppo, però, è ancora troppo ampia la fetta di lavoro precario, discontinuo o sommerso,
soprattutto per i giovani e per le donne. Vanno, quindi, estese le clausole di premialità già
introdotte in via sperimentale nel Pnrr per favorire l’occupazione femminile e giovanile che,
soprattutto nel Mezzogiorno, fa registrare tassi bassissimi.
Va messo, poi, in campo un piano straordinario di assunzioni nel pubblico impiego. In Campania, in
particolare, vanno coperti oltre 100mila posti nella pubblica amministrazione, molti di quali nella
sanità e negli enti locali. Regione e Comune di Napoli hanno già avviato, nei mesi scorsi, dei bandi
per ringiovanire il personale ma non basta, bisogna fare di più, soprattutto nei piccoli medi
comuni dell’area metropolitana di Napoli, sfruttando i fondi del Pnrr ma anche risorse ordinarie.
L’obiettivo è creare nuova occupazione qualificata migliorando, nel contempo, i livelli di efficienza
della pubblica amministrazione.
L’introduzione di un salario minimo orario, nei settori non coperti dalla contrattazione collettiva o
in quelli in cui ci sono contratti siglati con sindacati di comodo, non rappresentativi, è ormai una
necessità. Così come un aumento dei controlli sul rispetto delle norme relative alla sicurezza, per
contrastare il fenomeno degli incidenti sul lavoro, che continua ad avere dimensioni inaccettabili.
Le risorse del Pnrr vanno impiegate anche per rafforzare le politiche attive (servizi per l’impiego e
formazione), con l’obiettivo di favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.
Tra le soluzioni, l’obbligo di retribuzione per gli stage curriculari e l’abolizione di quelli extra-
curriculari (salvo quelli strettamente legati, anche in maniera temporale, al percorso di studi),
l’incentivazione dell’apprendistato come principale strumento di ingresso nel mercato del lavoro e
l’introduzione della causale fin da subito nei contratti a termine.
Tra le priorità c’è anche quella di far crescere i salari, già mediamente bassi e oggi spesso
insufficienti a causa della crescente inflazione che sta erodendo in maniera sensibile il potere di
acquisto delle famiglie. L’idea è quella di aumentare gli stipendi netti di una mensilità in più
attraverso una riduzione del carico Irpef, da un lato, e contributivo, dall’altro, che grava sulle spalle
dei lavoratori con redditi medi e bassi.
Per spese di valenza sociale (sanitarie, scolastiche, etc.) vanno poi studiate erogazioni dirette per
gli incapienti.