Per quanto riguarda le politiche per la casa e il settore costruzioni, vi sono problemi di natura
emergenziale ed altri che vanno risolti nel medio e lungo termine.
Per l’immediato è necessario trovare una soluzione per lo sblocco del bonus 110% per evitare
che decine di migliaia di aziende, ma anche di condomini, vadano in crisi per i rischi che si
corrono in caso di cessione del credito. In queste ore il governo sta cercando di portare a
termine una mediazione per limitare la responsabilità a chi ha agito con dolo o colpa grave
nell’esecuzione dei lavori, escludendo la responsabilità solidale per tutti gli altri soggetti che
hanno ceduto il credito. Speriamo si trovi un accordo presto.
Certo è che il bonus 110%, che è stato utile per far ripartire il settore edilizio e l’economia
dopo il Covid, non può essere eterno perché, anche se parte dell’esborso dello Stato rientra in
tasse, si tratta comunque di una misura costosa. Il problema, però, è come se ne esce. Sarebbe
opportuno prevedere un’uscita graduale per dare alle aziende e al mercato il tempo per
assestarsi. Un’interruzione della misura da un giorno all’altro potrebbe generare, infatti, più
problemi che vantaggi.
Il bonus 110%, inoltre, è stato anche una delle sorgenti della crescita dell’inflazione, a causa
dell’aumento dei prezzi delle materie prime. Costi lievitati come denunciano gli stessi
costruttori che chiedono una revisione dei costi dei progetti siglati con lo Stato e le pubbliche
amministrazioni, a cominciare da quelli finanziati dal Pnrr. Anche in questo caso siamo in una
situazione emergenziale, che va risolta in tempi brevi.
Dal punto di vista strategico, invece, avendo operato negli ultimi anni come consigliere
delegato dell’Acer, l’Agenzia campana edilizia residenziale, mi sono convinto della necessità
non solo di un un Piano straordinario per la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente,
sia pubblico che privato, ma anche di un Piano straordinario per la realizzazione, a partire
dalle grandi aree metropolitane italiane, di almeno 500mila alloggi popolari nei prossimi dieci
anni.
Serve una nuova stagione di politiche abitative per grantire il diritto alla casa alle famiglie
meno abbienti e alle giovani coppie. Un’operazione che va attuata con interventi di
rigenerazione urbana, per limitare al massimo il consumo di suolo e per dare nuova vita agli
spazi meno curati delle nostre città.
In particolare, per autare le giovani coppie, ma anche i single che intendono diventare
autonomi dalla famiglia di origine, pensiamo sia necessario potenziare il Fondo di garanzia
mutui per la prima casa e introdurre un contributo affitti di 2mila euro per studenti e
lavoratori under 35, in base al reddito.